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Credits: Francesco Zoppi
Il mese scorso si è ufficialmente chiusa la Tempi di Recupero Week, settimana che dal 16 al 24 Novembre ha avuto come obiettivo quello di promuovere la sostenibilità come gesto quotidiano.
Troppo spesso scartiamo ingredienti e prodotti che, attraverso vecchi e nuovi saperi, possono essere valorizzati con un’attenzione particolare alla sostenibilità. L’obiettivo di questo invito ad agire è stato l’utilizzo di conoscenze e creatività per trarre il meglio dai prodotti che usiamo quotidianamente, con l’intento di stimolare buone pratiche quotidiane, che possano arricchire la vita di tutti, attraverso il miglioramento e la valorizzazione di ciò che portiamo in tavola.
In che modo? Ve lo spieghiamo con 3 semplici icone:
Partendo dalla figura dell’Azdora – storicamente nota per essere colei che si prende cura della famiglia e che custodisce le ricette della tradizione – passando poi per quella dello Chef e dell’Oste, vero simbolo dell’ospitalità italiana. Sono loro i veri protagonisti di questa iniziativa, che unendo le forze si sono messi in gioco condividendo con gli altri la loro passione e amore per le materie prime.
Gli attori coinvolti hanno avuto quindi la possibilità di raccontare la propria idea di recupero a tavola: recupero delle eccedenze alimentari, degli avanzi dei piatti del giorno prima, del quinto quarto di carni, pesci e verdure; ma recupero anche dei piatti della tradizione e della memoria. Un modo, quindi, per unire la convivialità di un pasto condiviso ad un senso di responsabilità più profondo.
Ognuno dei partecipanti poteva aderire elaborando e preparando, per una o più giornate, un piatto o un intero menù. Una volta confermata la quota minima di adesione al progetto, Tempi di Recupero forniva a ciascun partecipante il template con cui realizzare il menù in modo da renderlo riconoscibile, la geolocalizzazione sul sito web dell’organizzazione, e l’accesso alla rete virtuale costituita da tutti i ristoratori e i privati aderenti.
Quello che è emerso, durante questa settimana intensa, è stata la voglia di rompere gli schemi per cambiare la percezione dei prodotti nella loro interezza, annullando di fatto il concetto di scarto. Partendo da questo concetto sono arrivate quindi le proposte più originali e curiose. Un esempio è stato il ristorante Il Marin di Genova con ‘Il merluzzo dalla testa alla coda’: un menù di 5 portate in cui il merluzzo è stato interamente recuperato per essere poi servito anche in una versione dolce.
Oltre ad osterie, trattorie, pizzerie, ristoranti stellati e non, l’invito è stato poi allargato anche alle gelaterie, che hanno risposto con entusiasmo alla chiamata: sono stati realizzati “gelati del recupero” sia partendo da gusti della memoria come lo la zuppa inglese o il tiramisù, sia utilizzando prodotti a fine ciclo di vita come il pane raffermo o la frutta annerita o usando prodotti “dimenticati” a favore della biodiversità.
La chiamata ad agire è arrivata ben oltre i confini nazionali, ricevendo adesioni da tutto il mondo: Lima, Guayaquil, Città del Messico, Barcellona, Copenaghen e Bali ne sono solo un esempio. Dei 180 partecipanti totali 148 erano italiani, mentre i restanti si dividevano tra il resto d’Europa, Nord America (9), Sud America (2) e Asia (2). L’intera iniziativa, infatti, è stata sviluppata con l’intento di creare maggiore consapevolezza e di portare il messaggio il più lontano possibile.
Parte dei ricavati della Tempi di Recupero Week è stata devoluta a Food for Soul e a Food for Change, la campagna internazionale di Slow Food per proporre soluzioni che rafforzino economie locali pulite, filiere eque e tutelare le produzioni che fanno parte del nostro patrimonio.
Fate anche voi, nel vostro quotidiano, un piccolo gesto in grado di contribuire alla costruzione di un mondo più sostenibile ed etico.
Qual è la vostra idea di recupero a tavola? Date un occhio al sito www.tempidirecupero.it e scoprite tutte le iniziative a sostegno di questo progetto!
Credits: Francesco Zoppi
Credits: Pietro Perlino
Credits: Francesco Zoppi
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