Bentornato, Refettorio Felix!

Dopo aver trascorso gli ultimi mesi a preparare e distribuire pasti da asporto per le persone bisognose, lo scorso mese il Refettorio Felix ha finalmente riaperto le porte accogliendo gli ospiti della propria comunità.

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“Dopo 18 mesi passati a distribuire pasti da asporto a un numero sempre crescente di ospiti bisognosi, essere in grado di accogliere di nuovo le persone all’interno della nostra sala da pranzo è una grande gioia!” – è questo lo spirito del team del Refettorio, che dopo mesi passati ad aiutare le persone che ne avevano più bisogno ora può finalmente invitare gli ospiti ad entrare e sedersi intorno allo stesso tavolo.

Abbiamo incontrato Beyrom, Support Worker & Refettorio Digital Manager del orogetto, che ci ha fornito una panoramica di come i bisogni sono cambiati negli ultimi tempi e di come le comunità hanno bisogno di noi, ora più che mai.

  1. Dopo un lungo periodo trascorso confezionando pasti da asporto, il Refettorio Felix ha finalmente riaperto le sue porte alla comunità invitandola ad entrare. In che modo gli ospiti sono stati influenzati dalle recenti misure di distanziamento sociale? Il loro atteggiamento è cambiato? Sono più spaventati e distanti, o cercano spirito comunitario e contatto sociale?
    La riapertura è stata un equilibrio difficile da raggiungere, poiché volevamo essere sicuri di poter ospitare quante più persone possibile, assicurandoci, al tempo stesso, che fosse sicuro farlo. Ad oggi abbiamo mantenuto molte procedure di sicurezza tra cui chiedere agli ospiti di indossare mascherine e igienizzare le mani all’ingresso.
    Alcune persone hanno deciso di aspettare fino a quando non si sentiranno a proprio agio per tornare al Refettorio, ma in generale abbiamo visto un gran numero di nostri ex ospiti felici e desiderosi di riprendere la vita di sempre. L’atmosfera è simile a quella prima – gli ospiti discutono del menu del giorno o delle ultime notizie – e dopo 18 mesi di silenzio all’interno della nostra sala da pranzo è bello riavere questo tipo di movimento.
  2. In che modo la pandemia ha influenzato le relazioni umane? Quali sono gli aspetti positivi o le lezioni che possiamo imparare da questa situazione?Per molte persone il blocco delle attività è stato un grosso problema nel Regno Unito, poiché era diventato difficile accedere alle nostre reti di supporto. Oltre a questo, c’era ovviamente la necessità di proteggersi a vicenda e fermare la diffusione del virus, che ha avuto un costo per il benessere emotivo di molte persone.
    Questa esperienza mi ha fatto riconoscere l’importanza di un tema come quello dell’isolamento sociale e di tutti coloro che ne sono colpiti, compresi molti dei nostri ospiti. In una città frenetica come Londra può essere difficile credere che la solitudine sia estremamente comune, in particolare tra le persone anziane. Quello che dobbiamo fare è ricordare a noi stessi che quelli che per noi sono piccoli atti di gentilezza, possono fare una grande differenza nella vita di altri. Durante la pandemia abbiamo continuato a offrire supporto ai nostri ospiti attraverso sessioni telefoniche con il nostro coordinatore per la salute mentale e sessioni di attività settimanali su Zoom. Più di recente abbiamo collaborato con un ente di beneficenza nazionale per integrare i nostri servizi di assistenza agli anziani: tra le nuove attività sono stati inseriti laboratori di scrittura creativa, gruppi di pittura, sessioni di musicoterapia e un club per il pranzo settimanale.
  3. Ora più che mai dobbiamo prenderci cura del benessere delle persone e del nostro pianeta. In che modo il Refettorio Felix, attraverso le sue iniziative e la sua filosofia, contribuisce a creare un sistema alimentare più sano e sostenibile e un futuro migliore sia per le persone che per il pianeta?Al Refettorio Felix, la sostenibilità è al centro di ogni scelta o azione. Oltre a preparare tutti i nostri pasti con cibo recuperato che altrimenti andrebbe buttato, cerchiamo di ridurre al minimo gli sprechi riutilizzando le eccedenze per preparare i pasti dei giorni successivi o per quelli da asporto per i nostri ospiti. In pratica tutti i rifiuti alimentari prodotti vengono riutilizzati o riciclati.
    Durante la pandemia abbiamo dovuto modificare il servizio e siamo passati a distribuire pasti da asporto con imballaggi usa e getta – per ridurne l’impatto abbiamo usato solo imballaggi compostabili o biodegradabili.
  4. In che modo, secondo te, gli chef possono promuovere questo messaggio nelle loro cucine? E cosa possiamo fare noi, nella vita di tutti i giorni, per aiutare?
    I social media sono uno strumento potente, e nel corso degli anni abbiamo creato una vera e propria community con tutti gli chef che sono passati per la cucina del Refettorio. Condividendo suggerimenti e ricette, questa comunità è cresciuta fino a creare un bacino di conoscenze ancora più diversificato. Abbiamo visto che impatto può avere tutto questo dall’enorme numero di volontari, chef, cittadini e aziende che sono passati per il Refettorio proprio per imparare di più riguardo pratiche sostenibili come la gestione o la riduzione dei rifiuti in cucina.
  5. Come e con quali azioni le aziende locali si impegnano a portare avanti la missione e il messaggio del Refettorio?
    Siamo incredibilmente fortunati ad essere supportati da molte aziende e associazioni di beneficenza sia a livello locale che all’estero. Ci riempie di orgoglio sapere che le aziende inviano il proprio personale a fare volontariato e a vedere con i loro occhi in che modo la vita degli ospiti si trasforma e come spesso trovino un’esperienza radicalmente diversa dal loro lavoro, ma che influisce sul loro comportamento futuro.
    Gli stretti legami che abbiamo con le organizzazioni locali significano anche che possiamo aiutare i nostri ospiti ad accedere al supporto di cui hanno bisogno in caso di mancanza di alloggio, finanze, problemi di salute mentale o qualsiasi altra cosa. Lavoriamo da molto tempo con Glassdoor (un ente di beneficenza per i senzatetto), con il governo locale e con altre istituzioni per garantire che i nostri ospiti ricevano un supporto adeguato evitando che la loro condizione si aggravi.
  6. Hai un ricordo speciale con un ospite, un volontario o uno chef che vorresti condividere con noi?
    Ricordo con affetto molti degli chef che si sono offerti volontari al Refettorio, sia per aver condiviso la loro esperienza con tutti noi che per la gentilezza che hanno sempre dimostrato nei confronti degli ospiti. In particolare, Brett Graham (ex The Ledbury) era un vero e proprio sostenitore: veniva una volta al mese ed era famoso per il suo famoso muntjac, un animale che allevava lui stesso. Si è anche offerto volontario come capo chef per la nostra prima raccolta fondi “Season’s Surplus”: ha portato con lui un’incredibile serie di talenti che hanno contribuito a far raccogliere al Refettorio oltre 10.000 sterline.