Dai campi direttamente alle tavole dei ristoranti: ecco come funziona il FeastFairly

Natasha Bunzl, responsabile sviluppo e comunicazione presso il Refettorio Felix, è venuta in visita negli uffici di Food for Soul e ci ha raccontato di questa iniziativa in grado di ridurre al minimo gli sprechi.

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Credits: Simon Owen Red Photographic

Ciao Natasha! Potresti raccontarci qualcosa a proposito del FeastFairly? Com’è nata l’idea?

Un giorno, dopo un servizio, mi sono seduta a parlare con uno dei nostri volontari, Richard Murray: Richard è il fondatore di un’azienda che si chiama Foodchain. Io e Richard stavamo parlando delle diverse iniziative che si svolgono al Refettorio Felix e gli ho confessato di voler trovare un modo per portare la conversazione sulla fame e lo spreco alimentare, temi cari al Refettorio, all’interno dei  ristoranti e delle cucine, in modo da coinvolgere anche chef e clienti. Ultimamente si sente molto parlare di riduzione degli sprechi all’interno dei ristoranti e molti chef  sono attualmente impegnati a cucinare piatti che utilizzano le eccedenze prodotte in cucina. Uno di questi chef è Chantelle Nicholson. E’ da molti anni che lei e Richard si confrontano su questa problematica; la loro idea era quella di permettere agli  chef di ottenere un surplus proveniente dal mondo agricolo. Acquistando direttamente dai produttori qualcosa che in precedenza non aveva alcun valore, i produttori ottengono maggiori ricavi, mentre gli chef hanno costi minori: in questo modo sono in grado di donare questa sorta di valore creato dal nulla ad organizzazioni – come il Refettorio Felix – impegnate a combattere il problema della fame.

In che modo riuscite a mettere in contatto i produttori con i vari ristoranti?

Foodchain è una società commerciale che utilizza un’app online per mettere in contatto gli chef con agricoltori e produttori. Così, quando Richard ed io abbiamo iniziato a parlare, abbiamo discusso della possibilità di chiedere ai ristoranti di includere un piatto  all’interno del proprio menù che fosse zero-waste, e di donare poi 1 sterlina al Refettorio Felix ogni volta che questo viene ordinato. Una sterlina è il minimo che abbiamo stabilito, ma alcuni hanno deciso di donare anche di più.

Quando è stata lanciata l’iniziativa?

Abbiamo iniziato a parlare con diversi ristoranti, e lo chef Douglas McMaster – proprietario di  Silo, il primo ristorante zero-waste nel Regno Unito – l’8 aprile è venuto al Refettorio e ha cucinato la cena di inaugurazione con Blair Hammond, suo co-chef. Per l’occasione abbiamo invitato chef, produttori e diversi attori del settore. Per il mese di maggio abbiamo circa 20 ristoranti che partecipano in maniere differenti, molti di loro hanno un piatto nel loro menù che ha una nota a proposito del FeastFairly. Un ristorante, chiamato “The Good Egg Soho” per tutto il mese donerà 1 sterlina per ogni tavolo occupato. Altri ristoranti hanno annunciato che aderiranno all’iniziativa a partire da giugno. L’idea alla base del FeastFairly è semplice: in questo modo stiamo creando un sistema alimentare più giusto sia per i produttori, per gli chef, per le persone nei ristoranti sia, naturalmente, per coloro che stanno affrontando il problema della fame. Riutilizzando eccedenze alimentari che prima non avevano alcun valore si crea un sistema più giusto per tutti.

Questa iniziativa è solo su Londra o in tutto il Regno Unito?

Per il momento è solo a Londra, ma ci piacerebbe espanderla al resto del Regno Unito. L’idea sarebbe che ogni città riuscisse a supportare un ente di beneficenza attualmente impegnato a combattere il problema della fame su scala locale. In futuro ci piacerebbe avere un sito tramite il quale poter raccontare storie, o condividere eventuali consigli e suggerimenti su come sfruttare al meglio gli ingredienti inutilizzati.

Ai ristoranti non vengono offerti solo beni essenziali come frutta e verdura, ma anche “ingredienti di lusso” come ostriche e granseole. Quali sono le aspettative dei ristoranti in questo caso? Sicuramente non si aspettavano di ricevere una cassa di ostriche…

Fondamentalmente i ristoranti scelgono cosa ordinare, vedono quali prodotti sono disponibili tramite l’app e tramite specifiche email. Richard invia un alert: produttori, agricoltori e pescatori gli mandano un messaggio quando dispongono di prodotti atipici che normalmente dovrebbero buttare via e gli dicono “qualcuno degli chef che aderisce al FeastFairly potrebbe essere interessato?”, in modo che lo possano ordinare in anticipo.

Grazie mille Natasha! Per maggiori informazioni su Feast Fairly, visitare il loro account Instagram: @feastfairly