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Tre anni fa, un teatro abbandonato nella periferia milanese è stato trasformato in una nuova cucina comunitaria. Oggi festeggiamo questo incredibile traguardo e l'impatto che il Refettorio, grazie alla cura e dedizione del suo staff, sta avendo sulla comunità locale.
È lunedì mattina al Refettorio Ambrosiano e tutti sono in fermento. Tre anni fa, un teatro abbandonato nella periferia milanese è stato trasformato in una nuova cucina comunitaria. Aperto all’intero quartiere e ideato per essere uno spazio sicuro per i più vulnerabili della comunità, il Refettorio è un esempio unico di ospitalità e rinascita.
Mentre lo staff e i volontari sono occupati con le preparazioni dell’ultimo minuto, i partecipanti stanno per arrivare. L’evento, organizzato dalla Caritas Ambrosiana per celebrare il terzo anniversario dall’apertura, non è solamente un momento di festa, ma anche un modo per ricordare che tramite la sostenibilità, la cultura e la dignità è possibile rendere le nostre comunità più resilienti e il nostro sistema alimentare più egualitario.
Il primo ad arrivare è Davide Rampello, la mente dietro la trasformazione artistica del Refettorio. A seguirlo c’è Luciano Gualzetti, direttore della Caritas Ambrosiana e infine lo chef Massimo Bottura. Mentre i partecipanti trovano posto, i tre si abbracciano e si salutano. L’atmosfera è gioiosa e tutti sono in vena di festeggiare.
“È cambiato tutto in tre anni”, afferma Massimo, con emozione. “Oggi le persone non considerano più le eccedenze come scarti, ma come ingredienti. Questa è la rivoluzione che è cominciata a Milano, con il Refettorio. Oggi questo spazio è ancora più bello di quando abbiamo aperto, grazie alla grande dedizione e cura di coloro che vi lavorano ogni giorno”.
"Oggi le persone non considerano più le eccedenze come scarti, ma come ingredienti. Questa è la rivoluzione che è cominciata a Milano, con il Refettorio. Oggi questo spazio è ancora più bello di quando abbiamo aperto, grazie alla grande dedizione e cura di coloro che vi lavorano ogni giorno”.
Massimo Bottura
Negli anni, il Refettorio ha ospitato circa 800 persone – aiutando 200 individui senza fissa dimora a trovare una sistemazione stabile e 400 migranti ad orientarsi nell’insidiosa burocrazia italiana e a ottenere il permesso di soggiorno. “La maggior parte di loro ha trovato lavoro ed è autosufficiente” – spiega Luciano.
Ma il Refettorio Ambrosiano è più di una semplice cucina comunitaria, è un luogo aperto a tutti dove cultura, arte e solidarietà si incontrano. Dal 2015, l’associazione Per il Refettorio ha organizzato più di 170 eventi, laboratori e conferenze, rafforzando la comunità e sensibilizzandola alle problematiche dello spreco alimentare e dell’isolamento sociale.
Per Eugenia, una delle anziane del quartiere che partecipa ai laboratori organizzati dal Refettorio ogni venerdì, questo posto è come una seconda casa: “Dopo la morte di mio marito, non riuscivo a trovare la forza di uscire di casa. Il Refettorio mi ha dato una nuova ragione per vivere. Adesso, ogni giorno, mi metto in ordine ed esco, perché so che c’è qualcuno ad aspettarmi”.
Grazie al cibo e in particolare alla trasformazione delle eccedenze in piatti deliziosi, il Refettorio è stato – e continuerà ad essere – essenziale nel cambiare le prospettive sullo spreco alimentare e sulla vulnerabilità sociale.
Al termine dell’evento, ai partecipanti viene offerto un pranzo leggero cucinato da Ilenia di Pietro, chef del Refettorio e dalla sua brigata. I piatti sono preparati a partire da eccedenze alimentari e serviti ai partecipanti dagli instancabili volontari.
“Ogni sera, dobbiamo inventarci un menu con ciò che abbiamo a disposizione”, racconta Ilenia parlando della difficoltà di cucinare con le eccedenze alimentari. “È una sfida ogni volta, ma la gratificazione nel donare un attimo di pace e attenzione a qualcuno che sta attraversando un momento difficile non ha assolutamente prezzo”.