Una ragione per agire

Nella giornata mondiale del volontariato, Carlo - instancabile volontario del Refettorio Ambrosiano da ormai tre anni - ci racconta cosa lo fa tornare settimana dopo settimana.

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Credits: Emanuele Colombo

Carlo Luigi Casabianca, per gli amici “White”, è nato a San Paolo del Brasile nel 1941 da padre genovese, ma da cinquant’anni è – fieramente – cittadino milanese.

Se gli chiedete di parlare in portoghese vi risponderà che l’ha dimenticato, nonostante la Saudade per il Brasile non lo abbia mai abbandonato, e che le uniche cose di cui proprio non riesce a liberarsi sono l’accento genovese e l’amore per le trenette al pesto.

Entusiasta, si siede di fronte a noi in uno dei 13 tavoli realizzati appositamente per il Refettorio Ambrosiano – dove Carlo è volontario dal 2015 – pronto a rispondere alle nostre domande.

  • Che lavoro faceva prima di fare il volontario al Refettorio?

Nella mia vita mi sono occupato un po’ di tutto, ma ho lavorato principalmente nella comunicazione e nel marketing. Sarà per questo che mi piace parlare. Però è strano, ho sempre pensato di essere una persona introversa, ma da quando vengo a fare il volontario qui mi sono reso conto che in realtà mi piace tantissimo parlare con le persone, ascoltare le storie di ogni  ospite che entra, perché tutti hanno qualcosa di interessante da raccontare.

  • Che atteggiamento ha notato negli ospiti che vengono a cena al Refettorio?

Gratitudine, senza ombra di dubbio. Sono molto riconoscenti, sia per il pasto che gli viene servito che per il tempo passato a parlare con loro. Mi tengono addirittura aperta la porta per farmi entrare in sala, vi rendete conto? L’atmosfera che si respira qui è molto positiva, sono tutti felici di poter venire a mangiare in un posto come questo.

  • Qual è il piatto che normalmente viene apprezzato di più?

È la pasta, quella non stanca mai. Anche il riso e la pizza piacciono molto, ma la pasta vince su tutto.

  • Qual è esperienza più bella e quella più brutta di cui è stato testimone al Refettorio?

L’esperienza più brutta è stata quando un ospite si è messo a urlare in mezzo a tutti e non sapevamo come calmarlo. Ma è stato un caso isolato. L’esperienza più bella? Ogni volta che qualcuno mi saluta dicendomi “Ciao, sei un amico”.

  • Se dovesse fare un bilancio, è più quello che gli ospiti ricevono da lei o quello che danno?

È sicuramente più quello che loro danno a me. È un’esperienza che ti cambia, che ti fa sentire importante e ti fa venire voglia di non smettere mai. Io sono qui ogni martedì sera da quando è stato aperto il Refettorio Ambrosiano e non salto mai un servizio.

Lui è Carlo detto “White” e lo trovate al Refettorio Ambrosiano ogni martedì sera pronto ad accogliervi con il più grande dei sorrisi. Anche solo per fare due chiacchere.